La vetta più alta a 64 anni! Chi l’avrebbe mai detto?

 

All’inizio ero molto preoccupato per il mal di montagna,la mia età,il freddo la capacita di farcela!

Ma tutto è andato per il meglio!

All’arrivo Katmandu il primo impatto il caos, la confusione e l’inquinamento ma tutto ciò è scomparso dopo averla visitata un poco ed essere entrato in sintonia con il luogo…del resto siamo in un mondo a parte.

Per mangiare non ho avuto mai nessun problema ma mi sono dovuto limitare e non ho provato tutte le specialità nepalesi.

Ci aspettava un viaggio molto impegnativo e non volevo rischiare.

Dopo la “salita”, l’ultimo giorno mi sono potuto abbuffare con l’accompagnatore nepalese,ravioli, bocconcini di pesce fritto, annaffiati da una grappa micidiale (fortissima!!) versata con precisione millimetrica da un cameriere che centrava bicchierini piccolissimi dall’alto.

Quello che va sfatato è il luogo comune che il trekking al campo base dell’Everest sia pieno di rifiuti!! Non è assolutamente vero: niente plastica in giro e i sentieri sono pulitissimi.

Cominci a pensare di riuscire ad arrivare alla fine quanto ti avvicini ai 5.000 metri, e finalmente ti godi il viaggio senza più paure!. Importantissimo farsi consigliare da un medico un farmaco che contrasti il mal di montagna, un aiuto indispensabile.

La tappa più dura, impegnativa e più bella è stata quella del CHO LA PASS: in cima il panorama è meraviglioso, quasi quanto quello del GOKYO RI dove a 365° abbracci quasi tutti gli ottomila…CHE VISTA GENTE!!!

Un pensiero speciale ai portatori sherpa.

Senza di loro non sarebbe possibile la salita: sono ragazzini, o almeno lo sembrano, con scarpe che non useremmo neanche per andare in spiaggia.. nulla a che vedere con i nostri scarponi super tecnologici.

Non  sono riuscito ad avere tanti  rapporti con loro ma ho provato ad insegnargli  tutte le parolacce che conosco…. dovranno pur sfogarsi!  Verso di loro comunque tanta gratitudine!

Una cosa che mi ha colpito di tutto il popolo Nepalese, diviso nelle varie etnie, è la grande cortesia e affabilità, ancora sincera e non viziata dall’interesse verso il turista.

Nella preparazione del viaggio è stato indispensabile il supporto delle mie agenti di viaggio.

Insieme a loro ho potuto capire l’importanza di una preparazione fisica ed emotiva da non sottovalutare.

Mi hanno  dato l’opportunità di partecipare ad  interessante incontro online con gli accompagnatori che mi avrebbero accolto all’arrivo.

E’ stato bello avere riposte ai mille dubbi che mi tormentavano.

Sono uno sportivo ma è importante sentirsi dire che per 16 giorni consecutivi camminerai per almeno 5 / 9  ore al giorno in salita ad altissime quote.

Un consiglio, se desiderate affrontare questa avventura,non siate superficiali! Partite con calma e non pensate di fregare la montagna, o lo farà lei con voi!!

Occorre tanto spirito di adattamento.

Ho dormito in Lodge accoglienti ma dove la notte è un freddo cane.

Spesso l’acqua sul tavolino vicino al letto al mattino era  congelata , non c’e’ riscaldamento nelle camere, all’arrivo vorresti tanto rilassarti un po’ e scaldarti ma a volte la stufa della stanza centrale era spenta e dovevamo chiedere di accenderla.

Il cibo in alcuni buono, in altri passabile: siamo sull’Everest non certo sul lungomare di Fano in un ristorantino di pesce!

Ma tutto fa parte del viaggio anche i bagni a volte incredibili, le docce non esistono… lavarsi è un’impresa!!

La fatica, la paura del mal di montagna e le sistemazioni nei lodge  spartani, sono ripagati dallo spettacolo che la natura regala, per chi ama veramente la montagna sono ricordi ed immagini indelebili. Essere circondati dalle cime più alte e più belle del pianeta è una fortissima emozione, quelle visioni hanno un effetto incredibile,resteresti seduto a goderti lo spettacolo tutto il giorno,in silenzio lontano dal resto del mondo!

Un viaggio indimenticabile? A 64 anni il viaggio della vita? Ma neanche per idea!